Soia: 3 buoni motivi per non mangiare i suoi derivati

La soia riduce i trigliceridi? Falso. La soia riduce la superficie dell’Amazzonia? Vero.

Ormai non è più un segreto che la regina delle diete vegetariane stia mandando in fumo grandi aeree della foresta amazzonica: solo in Bolivia sono oltre 3.5 milioni gli ettari di foresta devastata per fare spazio alle piantagioni di soia.

E se l’Amazzonia è troppo lontana, siamo sicuri che formaggi finti, “latte” che non è latte, “carni” vegetali, “salsicce” senza carne e yogurt a base di soia siano prodotti più salutari come vuol farci credere la pubblicità?

In Italia, fino a qualche anno fa, questa leguminosa serviva solo per alimentare il bestiame, mentre oggi è diventata la regina incontrastata di tutte le diete, vegane e non. Salsa di soia, latte di soia, granulare, maionese: gli scaffali dei supermercati straripano di prodotti industriali derivati della soia.

Tofu, “latte” (che non è latte), “carni” vegetali e “salsicce” senza carne, ragù a base di granulare di soia: consumare questi e tanti altri prodotti a base di soia pare si sia convertita nella migliore opzione per seguire un’alimentazione sana e sostenibile.

Ma questi alimenti sono davvero così salutari come vogliono farci credere? E come ha fatto la soia a conquistare le nostre tavole?

Soia: 3 buoni motivi per non mangiarla

A partire dagli anni Novanta la soia ha registrato un incremento della produzione di oltre il 230 % e nell’arco di un decennio si è convertita nell’ingrediente più presente sulle nostra tavole, passando letteralmente dalle stalle alle stelle. Panetteria industriale, margarine, zuppe, minestre, biscotti e tanti altri prodotti contengono sostanze derivate dalla soia.

Perchè i derivati della soia si sono imposti ai nostri sani e sostenibili legumi?

Besciamella di soia
Besciamella di soia

Probabilmente gli 80 milioni di dollari all’anno che la United Soybean Board spende per il marketing hanno contribuito a plasmare l’idea che abbiamo della soia come prodotto pregiato e salutare. Il problema è che il consumo che viene incentivato non è quello dei semi fermentati, come nelle tradizionali ricette asiatiche, ma di prodotti ultra lavorati a base di soia, i famosi oggetti commestibili non identificati.

La lecitina di soia, ad esempio, non è altro che un riempitivo a buon mercato di cibo spazzatura, un tipo di emulsionante che riesce a tenere insieme qualsiasi tipo di miscuglio. Per questo oltre che nell’industria alimentare, viene impiegata anche in quella cosmetica.

La pubblicità martellante di prodotti a base di soia sani, naturali, ricchi di proteine vegetali è l’unica spiegazione all’ incredibile diffusione del fagiolo asiatico a scapito dei nostri legumi.

Nonostante la pubblicità sostenga il contrario, sarebbe meglio evitare i prodotti industriali derivati dalla soia:

  1. perchè non sono un alimento sano e contengono troppi additivi. Al loro posto meglio scegliere i legumi della tradizione mediterranea che sono ricchi di proteine, sali minerali e vitamine. Hamburger e polpette vegetali a base di ceci e lenticchie rappresentano un ottimo sostituto;
  2. perchè il 94% della soia in commercio è geneticamente modificata; l’UE importa 13 milioni di tonnellate di proteine grezze a base di soia principalmente da da Stati Uniti, Brasile e Argentina;
  3. perché la sua coltivazione rappresenta la principale causa di deforestazione delle aree tropicali, come spiega Stefano Liberti in questo articolo dedicato agli incendi che hanno devastato l’Amazzonia nell’estate del 2019 L’Amazzonia brucia anche per produrre la carne che mangiamo.

Soia ogm coltivazione totale
Quali sono i numeri degli OGM in Europa? Fonti: EPRS e Commissione Europea

▷ Soia: né sana né sostenibile

Oltre il 90% della produzione di soia proviene da semi transgenici, come riportato dal sito del Parlamento europeo nell’articolo OGM: tutto quello che c’è da sapere.

Ma perchè le coltivazioni di soia ogm si impongono a quelle non geneticamente modfificate? Perchè la resa è maggiore, i costi inferiori ed inoltre sono tolleranti agli agrotossici e resistenti agli insetti. L’inconveniente per la nostra salute è che i semi di soia ogm resistenti al glifosato presentano residui dell’erbicida – probabilmente cancerogeno – molto più elevati rispetto ai semi di soia convenzionali e biologici, come dimostrato da questo studio su L’introduzione di migliaia di tonnellate di glifosato nella catena alimentare.

Immagine dal satellite della piantagione di soia di Rivadavia, provincia di Salta, Argentina. Google Maps

A livello mondiale, i principali produttori sono gli Stati Uniti, il Brasile, l’Argentina, la Cina, l’India e il Paraguay. Soprattutto negli stati dell’America del Sud, le multinazionali hanno colonizzato aree sterminate per convertirle in immense piantagioni di monocolture transgeniche. In Europa, la maggior parte delle superfici coltivate a soia le troviamo in Italia, Francia e Romania.

Nel nostro paese le coltivazioni transgeniche sono vietate, ma è consentita l’importazione di prodotti ogm, il che significa che stiamo consumando soia geneticamente modificata data la sua presenza in quasi tutti i prodotti confezionati. Prendiamo il caso della lecitina di soia (E322): questa si trova in centinaia di alimenti come biscotti, cereali per la colazione, dolci, barrette dietetiche, dadi per il brodo, alimenti per l’infanzia, margarina, sottilette, minestre e risotti preparati, pane confezionato, pizza surgelata etc.etc.

Nel post La rivoluzione a tavola abbiamo visto che la produzione di alimenti ha un impatto ambientale e sociale che non possiamo ignorare.

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