La cattiva alimentazione dipende solo ed esclusivamente dalla nostra volontà? Le preferenze alimentari sono dettate dai gusti personali oppure esistono altri fattori che incidono sulla nostra dieta quotidiana?
Quando si parla di cattiva alimentazione molto spesso si fa riferimento alla scelta individuale e inadeguata di chi ha deciso di seguire una dieta sbilanciata a favore di cibi ricchi di zuccheri, grassi, sodio e calorie. Ma è davvero così?
In questo post scopriremo da cosa dipende una malsana ingestione di alimenti e quali sono i rimedi per riuscire a seguire un’alimentazione sana ed equilibrata.
Cattiva alimentazione e stile di vita
“L’assunzione errata di alimenti, sia nella quantità che nella qualità, può essere uno dei fattori principali nella determinazione di stati patologici quali: ipertensione arteriosa, malattie dell’apparato cardiocircolatorio, sovrappeso e obesità, malattie metaboliche (aumento colesterolo e trigliceridi ematici) etc. etc. Il rischio obesità, in particolare, è determinato oltre che da un eccesso di calorie introdotte, rispetto a quelle consumate, anche da uno stile di vita sedentario”.

Queste sono le testuali parole riportate sul sito del Ministero della Salute sul tema Alimentazione nella sezione rischi di una cattiva alimentazione. Qual è la parte di questa definizione/avvertimento che balza subito all’occhio? L’assunzione errata di alimenti.
Questa frase ricorda altre simili nel contenuto che sono state oggetto di campagne governative a scopo educativo. Consigli e raccomandazioni incentrate su un corretto stile di vita individuale, che fanno appello al buon senso di ciascuno di noi e sottintendono che non seguire queste istruzioni avrà delle ripercussioni patologiche sulla nostra salute.
Ma da chi dipende l’assunzione errata di alimenti? Se fosse frutto di una libera scelta individuale, allora ci troveremmo di fronte a milioni di scelte individuali sbagliate, visto nel mondo ci sono altrettante persone con obesità o sovrappeso.
Quando il Ministero della Salute afferma che l’obesità: “E’ causata nella maggior parte dei casi da stili di vita scorretti: da una parte, un’alimentazione scorretta ipercalorica e dall’altra un ridotto dispendio energetico a causa di inattività fisica”, fa ricadere la responsabilità esclusiva su singoli comportamenti (presumibilmente scorretti). Quello che non ci dice il Ministero è che queste condotte sono fortemente influenzate dalle condizioni sociali, economiche e culturali in cui viviamo.

Non è casuale che il cibo spazzatura abbia un prezzo stracciato e sia sempre a portata di mano per strada o nei supermercati
Per dimostrare che dietro la pandemia dell’obesità e del sovrappeso ci sono soprattutto cause strutturali e assenza totale o inadeguatezza di politiche pubbliche mirate, citerò due esempi che dimostrano che la principale causa della cattiva alimentazione fa capo al sistema alimentare attuale ed alla pressione costante dell’industria alimentare.
Cattiva alimentazione e politiche pubbliche
Dal 2016 in Cile è obbligatorio apporre nella parte frontale delle confezioni degli alimenti processati bollini neri per indicare che questi cibi superano le dosi di grassi saturi, zucchero, sodio o calorie indicate dal Ministero della Salute. L’obiettivo della legge cilena è quello di fornire informazioni chiare, visibili e comprensibili sulla composizione degli alimenti affinché l’acquisto venga realizzato in modo consapevole.

Nel 2019 è entrata in vigore la terza tappa del provvedimento che prevede criteri ancora più restrittivi riguardo all’assunzione degli ingredienti segnalati nei bollini di avvertenza.
Quali sono i risultati della nuova legge sulle etichette adottata dal governo cileno? Una diminuzione del 14% nell’acquisto di cereali per la prima colazione; un calo del 25% nell’acquisto di bevande zuccherate; e una riduzione pari al 17% nell’acquisto di dolci confezionati[1].
Cile: etichette chiare per scelte consapevoli
Cosa ci dicono queste percentuali? Che grazie a questa politica pubblica, le informazioni nutrizionali dirette, chiare e comprensibili hanno aiutato le persone a modificare le loro abitudini alimentari attraverso un acquisto più consapevole.
Finlandia: azioni politiche in diversi settori
Tornando in Europa, nel 2011, la Finlandia decise di intraprendere un programma a carattere nazionale per arginare il dilagante problema dell’obesità infantile. L’idea era quella di combinare campagne educative con azioni strutturali come le politiche sui prezzi, gli interventi di sostegno all’agricoltura, l’etichettatura degli alimenti e gli interventi sulla ristorazione collettiva. In altre parole, la Finlnadia ha deciso di considerare il problema per quello che è: la conseguenza di una combinazione di diversi fattori socio-culturali e non il risultato di una cattiva scelta individuale.
Le azioni messe in campo furono diverse, ma ne citerò solo alcune:
- Miglioramento della pianificazione urbana per cambiare i cortili delle scuole e promuovere una maggiore attività fisica;
- Adozione di menù scolastici a base di ingredienti più sani e con meno zuccheri;
- Regolamentazione della pubblicità di alimenti destinati al pubblico infantile;
- Applicazione di una “tassa alimentare” su dolci, gelati, bevande zuccherate[2].
Cosa ci insegna il paese scandinavo? Che il problema dell’obesità non si risolve puntando il dito contro ogni singola persona, addossandole la colpa della sua cattiva alimentazione e del suo scorretto stile di vita. Fare appello esclusivamente alla responsabilità individuale colpevolizza la vittima lasciando intatte le cause strutturali del problema, prima fra tutte l’uso costante e sofisticato della pubblicità alimentare rivolta soprattutto al pubblico infantile.
Cattive abitudini alimentari: di chi é la colpa?

“Non fumare, e se non puoi, fuma di meno; segui una dieta equilibrata, mangia molta frutta e verdura; fai esercizio fisico; se bevi alcolici, fallo con moderazione; proteggiti dal sole etc. etc”. Chi di voi non ha mai sentito, o direttamente ricevuto, una di queste raccomandazioni?
Tutti questi consigli sono stati oggetto di campagne pubblicitarie o educative il cui messaggio, più o meno velato era: a te la scelta! Se non segui queste istruzioni, metterai in pericolo la tua salute. Ma è davvero così?
David Gordon, un epidemiologo britannico, ha provato a stilare un elenco di raccomandazioni imitando quelle appena richiamate, ma cambiando il contesto: “Non siate poveri, ma se lo siete, smettete di esserlo, e se non potete, provate a non essere poveri per troppo tempo. Non vivere in una zona depressa, ma se ci vivi, vai a vivere da un’altra parte; non fare un lavoro stressante, sotto pagato e manuale; non vivere in un’abitazione precaria o di bassa qualità , ma non essere una persona senzatetto[…].
Qualcuno oserebbe mai dire ad una persona povera smetti di esserlo? Quasi sicuramente no, perché sappiamo che le condizioni socio-economiche non dipendono dalla nostra buona volontà, ma da numerosi fattori, tutti più o meno riconducibili al sistema economico in cui viviamo. Allora perché quando parliamo di cattiva alimentazione la colpa ricade esclusivamente sulle scelte alimentari personali?
[1] I dati sono aggiornati al mese di dicembre e pubblicati da El poder del Consumidor https://elpoderdelconsumidor.org/2019/12/etiquetado-frontal-de-advertencia-en-chile-con-grandes-resultados-y-sin-impacto-economico-negativo/
[2] Nel 2017 il paese scandinavo è stato costretto ad abolire l’accisa su dolci e gelati poiché, secondo l’Antitrust europeo, violava il principio di libera concorrenza.