Ogni anno circa un miliardo di tonnellate di cibo finisce nella spazzatura, di cui 88 milioni solo nell’Unione Europea. Queste cifre non possono passare inosservate, ma devono servire a stimolare la riflessione su come evitare lo spreco alimentare.
Perchè il cibo si spreca?
La domanda è d’obbligo, soprattutto in una società dove la fila alla mensa sociale diventa sempre più lunga e il numero delle persone che chiedono aiuto per poter mangiare aumenta sempre di più. Perché oltre un miliardo di tonnellate di alimenti finisce nella spazzatura mentre un miliardo di persone soffrono e muoiono a causa della fame?
Da quando il cibo è stato trasformato in commodity, (forse usare la parola italiana merce sarebbe stata un’insolenza) la sua funzione non è più quella di alimentare, ma di generare profitto per un gruppo ristretto di multinazionali; perciò l’importante è vendere derrate alimentari a chi può permettersi di pagarle e poco importa se poi finiscono al macero.
Sovrabbondanza e spreco alimentare sono la dimostrazione che il problema non è la produzione, ma l’accesso al cibo
Secondo la Commissione Europa le principali cause di perdita e spreco alimentare in Europa sono le seguenti:
► sovrapproduzione alimentare;
► elevati canoni estetici del mercato, in riferimento agli standard di qualità visiva applicati ai prodotti freschi;
► inefficienze nella gestione dei magazzini e delle scorte;
► danni alle confezioni;
► strategie di marketing (2 al prezzo di 1) che incoraggiano acquisti eccessivi o supreflui;
► inefficienze lungo tutta la filiera (produzione, raccolta, logistica etc.)
Spreco alimentare domestico
Lo spreco alimentare globale riguarda tutte le fasi della filiera: produzione, stoccaggio, distribuzione e consumo, ma più della metà dello sperpero avviene a all’interno delle nostre case ed è causato da acquisti eccessivi indotti dalla sovrabbondanza di offerte, tipica del sistema agroalimentare industriale.
Le cause dello spreco alimentare domestico sono molteplici, ma in linea di massina le più ricorrenti sono:
► la mancata o errata pianificazione degli acquisti, per cui si finisce di acquistare più del necessario;
► le offerte eccessive praticate dai supermercati;
► conservazione e imballaggio inadeguati;
► dimentincanza o confusione tra le diciture “da consumarsi preferibilmente entro” e “da consumarsi entro”, riportate sulle confezioni.
Esiste, inoltre, una diffusa preferenza per le qualità estetiche che ci induce a scegliere prodotti attraenti e scartarne altri, a prescindere da criteri nutrizionali o sanitari.
Conseguenze dello spreco alimentare
Economiche: lo spreco alimentare si traduce in perdite economiche per chi produce, per chi si occupa della rivendita, per le famiglie e per la società nel suo complesso.
Ecologiche: sia in termini di quantità di risorse utilizzate per la produzione di alimenti che in termini di inquinamento causato dall’emissione di CO2.
Etiche: l’attuale produzione alimentare serve a sfamare 12 miliardi di persone, ma lo spreco e la mancanza di accesso al cibo lasciano senza mangiare circa un miliardo di persone.
7 PICCOLE AZIONI PER EVITARE LO SPRECO ALIMENTARE
Acquisti consapevoli: compra solo i generi alimentari necessari, senza cadere nella trappola delle offerte;
Compra frutta e verdura “brutta” (ma buona) direttamente da chi le produce;
Evita le porzioni eccessive a tavola, così da ridurre (o eliminare) gli scarti a fine pasto;
Creatività in cucina: recupera gli avanzi per preparare nuove ricette e ricicla gli scarti per l’alimentazione animale o per produrre compost;
Crea una rete: informati sui programmi contro lo spreco alimentare della tua città, invita gente a cena oppure regala il cibo in eccesso alla vicina di casa;
Ricorda che “Da consumarsi preferibilmente entro” non indica la data di scadenza, ma il termine minimo di conservazione e significa che gli alimenti possono essere consumati anche dopo il giorno riportato sulla confezione;
Se vai al ristorante, chiedi un contenitore e riporta a casa il cibo avanzato.
Spreco alimentare: riduzione o prevenzione?
Cosa possiamo fare per correggere questa grande ingiustizia sociale, ambientale ed economica? I piccoli accorgimenti quotidiani che possiamo mettere in pratica a livello individuale sono molto importanti per iniziare a ridurre lo spreco alimentare. Sicuramente il risultato sarebbe una diminuizione dello sperpero a livello domestico, ma purtroppo il problema resterebbe irrisolto in tutte le altre fasi della filiera alimentare:
a) produzione primaria;
b) trasformazione e fabbricazione;
c) vendita al dettaglio e altre forme di distribuzione;
d) ristoranti e servizi di ristorazione.
Perciò, per risolvere il problema alla radice, dobbiamo rivendicare un cambio radicale del sistema agroalimentare industriale e pretendere l’adozione di iniziative politiche ed istituzionali finalizzate a:
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- proibire la speculazione finanziaria sul cibo;
- cambiare il modello industriale di produzione, distribuzione e consumo;
- creare di reti alimentari locali ed ecologiche su piccola scala;
- promuovere l’educazione alimentare, puntando sul coinvolgimento delle scuole e della cittadinanza.
La riduzione dello spreco alimentare a livello familiare può essere un primo passo, ma l’obiettivo dev’essere molto più ambizioso e deve puntare ad evitare la trasformazione degli alimenti in rifiuti. Per questo motivo la strada da intraprendere è quella della prevenzione e come società civile possiamo usare il potere di orientare i nostri consumi per lanciare un chiaro segnale contro le attuali politiche di produzione e distribuzione del cibo.