Avete mai sentito parlare di oggetti commestibili non identificati? A differenza degli UFO, non solo li avete avvistati, ma li avete addirittura mangiati. Sicuramente ne avrete più di uno nella dispensa o in frigo e sicuramente ne mangiate più di uno al giorno…
Gli oggetti commestibili non identificati hanno letteralmente preso d’assalto le nostre tavole, entrando a far parte della nostra dieta quotidiana, spiazzando i cibi freschi e genuini fondamentali per un’alimentazione sana e sostenibile.
Alcuni oggetti commestibili rappresentano delle vere e proprie trappole alimentari che, grazie alla perfetta combinazione tra pubblicità, confezione attraente e prezzo abbordabile, riescono a catturare la nostra attenzione e il nostro palato, allontanandoci dagli alimenti autentici che pretendono imitare.
Gli oggetti commestibili non identificati sono cibi ultraprocessati- elaborati a partire dalla fusione di cinque o più ingredienti- che diventano appetibili grazie a sofisticati processi industriali capaci di esaltarne il sapore con l’aggiunta di diversi additivi
4 categorie di alimenti

La classificazione NOVA suddivide i cibi in quattro categorie a seconda del tipo di processo che subiscono prima di arrivare sulle nostre tavole:
1) cibi non trasformati o minimamente lavorati: acqua, frutta, verdura, semi, funghi, alghe, uova, latte e carni non lavorate;
2) ingredienti per la cucina domestica: olio, burro, aceto, zucchero, erbe aromatiche e spezie;
3) alimenti trasformati: pane, pasta, formaggi, carni e pesci nelle lavorazioni più semplici, conserve vegetali,
4) alimenti ultraprocessati: Snack, dolciumi, bevande zuccherate, würstel e altri prodotti realizzati con carni separate meccanicamente, piatti pronti etc.
Al quarto gruppo appartengono tutti quei cibi preparati a partire da sostanze estratte dagli alimenti con l’aggiunta di additivi (antiossidanti, coloranti, conservanti, agenti che modificano il gusto e la consistenza) e grazie a tecniche industriali – come l’estrusione – che permetteno di variare la consistenza, la forma e il colore di un ingrediente alimentare base.
La maggior parte dei cibi ultraprocessati riescono a sedurci grazie ai loro annunci ingannevoli, rivolti soprattutto ad un pubblico infantile e femminile. La pubblicità utilizza richiami sani e nutrienti, mettendoli alla pari con la versione fresca semplice, oppure indicazioni di presunte qualità benefiche, grazie all’aggiunta di minerali e vitamine artificiali.
Molte volte gli oggetti commestibili non contengono neppure l’ombra dei cibi freschi, perció anziché chiamarli cibi ultra lavorati, sarebbe più corretto chiamarli prodotti industriali tout court. È il caso, ad esempio, delle zuppe istantanee o brodo già pronto (sia nelle versione liquida che in quella solida a forma di cubetto), delle pizze surgelate, dei burger di verdure, wurstel e piatti pronti in generale. In termini di apporto di vitamine e sali minerali, una crema di verdure pronta per essere consumata non dovrebbe essere preferita a quella preparata a partire da ingredienti freschi di qualità.
Oggetti immortali creati per intrattenere lo stomaco e spacciati come utili al nostro benessere psicofisico
Oggetti commestibili più comuni
I prodotti industriali, classificati come cibi ultra lavorati o ultraprocessati, hanno invaso impunemente le nostre tavole, entrando a far parte della nostra dieta quotidiana grazie alla pubblicitá ingannevole. Lontani anni luce da una dieta sana ed equilibrata, i prodotti confezionati sono oggetti immortali creati per intrattenere lo stomaco e spacciati come utili al nostro benessere psicofisico. Quali sono i più comuni?:

- Cereali, barrette energetiche e biscotti per la colazione: nella stragrande maggioranza dei casi hanno come secondo ingrediente lo zucchero e sono preparati con l’aggiunta di coloranti, esaltatori su sapiditá e altri additivi;
- Yogurt industriale: un mix di zucchero, coloranti e aromi;
- Affettati: prodotti industriali a base di carne lavorata con l’aggiunta di coloranti e conservanti;
- Patatine in busta: nel caso di una marca specifica non sarebbe neppure corretto chiamarle patatine perché le patate rappresentano il 17% del contenuto totale, mentre il resto degli ingredienti sono rappresentati da un mix di farine, amido, grassi, zuccheri ed esaltatori di sapidità;
- Pan bauletto, pan carrè, pane in cassetta confezionato in sacchetti sigillati e trattato con alcol etilico.
Perchè sarebbe meglio evitare gli oggetti commestibili?
Una dieta sana ed equilibrata è quella basata sul consumo di alimenti freschi che mantengono inalterato il loro valore in termini di vitamine e altri elementi nutritivi. Pertanto, tenuto conto del fatto che i cibi ultra lavorati sono quelli ottenuti a partire dall’aggiunta di più ingredienti, quali zucchero, sale, grassi, coloranti artificiali e conservanti, si capisce subito perchè sarebbe meglio evitarli.
Perché i cibi ultraprocessati andrebbero elimimati dalla lista della spesa? I motivi sono diversi, ma di seguito trovate i primi tre:
- Il loro valore nutritivo è pressoché nullo, mentre il loro contenuto calorico è di solito abbastanza elevato;
- Il loro scopo non è quello di alimentare, ma di stuzzicare il palato e intrattenere lo stomaco;
- Rappresentano un rischio per la salute, soprattutto se consumati quotidianamente. È stato ormai ampiamente dimostrato che problemi di salute pubblica come l’obesità o la malnutrizione sono legati ad una dieta ricca di zuccheri, sale e grassi di cui abbondano gli oggetti commestibili non identificati.

Ed è proprio per questi motivi che l’unico modo che hanno di sedurci è facendo appello principalmente al più diretto dei nostri sensi: la vista, oppure alle presunte proprietà benefiche per il nostro metabolismo.
Oggetti commestibili e pubblicità ingannevole
Avete notato le pubblicità, gli annunci e il disegno di scatole, vasetti, buste e vaschette?
“Cereali ricchi di fibra, yogurt con milioni di fermenti lattici vivi, pane sempre morbido, affettati freschi come appena tagliati, patatine più gusto”
Nel migliore dei casi l’obiettivo delle campagne pubblicitarie è quello di sedurre per invogliare a comprare un “alimento” che diversamente non metteremmo mai nel carrello; nel peggiore dei casi, invece, si tratta di azioni di marketing ingannevoli che ci convincono a comprare prodotti con la promessa di presunti effetti benefici per la nostra salute.
È questo il caso del famoso yogurt che promette di “aiutare a regolare il transito intestinale”. Questa affermazione, oltre a non essere scientificamente provata, è proibita dal regolamento CE. Per questi motivi la pubblicità fu vietata in Francia nel 2011, mentre la Gran Bretagna fece lo stesso con un prodotto simile della stessa marca, venduto dietro la promessa di aumentare le difese immunitarie. Gli Stati Uniti, nel 2010, andarono oltre nella protezione delle consumatrici stabilendo una multa da 21 milioni di dollari per la nota industria alimentare francese, colpevole di aver esagerato i benefici dei loro prodotti, le cui proprietà non erano state approvate dalla Food and Drugs Administration.
In Italia la multa dell’Antitrust arrivò nel 2012 e sempre per lo stesso motivo: pratiche commerciali scorrette. La pubblicità ingannevole in questione era sempre della stessa marca, Danone, ma in questo caso il presunto beneficio dello yogurt era quello di rinforzare le ossa grazie all’apporto di calcio e vitamina D. Per due anni le false indicazioni dello spot pubblicitario hanno indotto milioni di donne a comprare un prodotto non necessario a coprire il fabbisogno giornaliero di calcio.
Cibi ultraprocessati: rischio malnutrizione

Arrivati a questo punto, sicuramente l’obiezione sarà: però nessuno è mai morto per aver mangiato una pizza surgelata o cereali a colazione! E la mia risposta è che il problema non è l’eccezione – che tutti ci concediamo una volta ogni tanto- ma la regola. Se tutti i giorni facciamo colazione con i cereali (biscotti o altre merendine industriali), pranziamo con una zuppa o altro piatto pronto all’uso, ceniamo con una pizza surgelata e poi mangiamo un pacchetto di patatine mentre guardiamo la nostra serie preferita, è molto probabile che ci troviamo di fronte ad una forma di denutrizione, intesa come il mancato apporto proteico, minerale vitaminico adeguato al nostro fabbisogno energetico.
La carenza nutrizionale è la conseguenza più immediata del consumo di prodotti alimentari confezionati ultraprocessati