Cambiare dieta per frenare il cambiamento climatico

Esiste una relazione tra le nostre abitudini alimentari e il riscaldamento globale? Possiamo fare qualcosa per ridurre l’impatto ambientale della nostra spesa? Sicuramente quello che possiamo fare fin da subito è cambiare dieta per frenare il cambiamento climatico.

Diventare vegane o vegetariane non è la soluzione perchè la frutta, la verdura e i legumi che hanno percorso migliaia di km prima di arrivare sulle nostre tavole sono altrettanto responsabili dell’emissione di tonnellate di CO2 nell’atmosfera.

Se vogliamo ridurre l’impronta ecologica della nostra dieta quotidiana, dobbiamo fare attenzione all’intera catena agroalimentare e chiederci dove e in che condizioni sono stati coltivati gli alimenti e come sono arrivati sulle nostre tavole.

Per avere un’idea di quale sia l’impatto della nostra dieta sul cambiamento climatico, basti guardare le cifre di questa tabella: durante i primi otto mesi del 2020 per conto dell’Italia sono state trasportate oltre quattro milioni di tonnellate di frutta, ortaggi e legumi.

Commercio estero ortofrutticolo tra i mesi di gennaio e agosto del 2020. Valore espresso in tonnellate




ORTOFRUTTA




ESPORTAZIONI




IMPORTAZIONI
Legumi e ortaggi691,01852,9
Agrumi149,47340,18
Frutta fresca1,326.558428,91
Frutta secca35,72156,47
Frutta tropicale59,98688,75
TOTALE2,262.7412,467.206
Elaborazione propria a partire dai dati Istat 2020

La distribuzione ortofrutticola avviene principalmente via mare e via terra, anche se per alcuni tipi di frutta e verdura si preferisce il mezzo più inquinante: l’aereo.

Il saldo della bilancia commerciale ci dice due cose molto importanti: la prima è che per la nostra alimentazione quotidiana dipendiamo dalle importazioni; la seconda, meno evidente, è la quantità esorbitante di emissioni di CO2 -responsabili del cambiamento climatico legate al trasporto del comparto ortofrutticolo.

Questi due elementi dovrebbero rappresentare un campanello d’allarme soprattutto nella congiuntura attuale: dipendere dalle importazioni significa che, in presenza di qualsiasi evento esterno imprevedibile e incontrollabile (una pandemia, un fenomeno meteorologico estremo, una guerra etc,) il settore agroalimentare italiano da solo non sarebbe in grado di garantire l’approvigionamento di cibo necesssario a soddisfare la domanda interna.

Riguardo alla quantità di emissioni generate dal trasporto degli alimenti kilometrici e al loro impatto sul cambiamento climatico, le domande più urgenti che bisogna porsi sono:

  1. perchè abbiamo la necessità di importare agrumi quando quelli del sud Italia vengono lasciati marcire nei campi?
  2. come fa l’Italia a produrre ed esportare frutta tropicale pur trovandosi a diverse migliaia di km di distanza dai tropici?

Cibo e cambiamento climatico

La produzione di alimenti contribuisce in grande misura al cambiamento climatico perchè l’agricoltura industriale e l’allevamento intesivo di animali si basano sullo sfruttamento insostenibile ed inefficiente delle risorse naturali.

La deforestazione, l’uso intensivo di fertilizzanti di sintesi e la dipendenza dal petrolio, ovvero i pilastri del sistema agroalimentare industriale intensivo, rappresentano una delle principali fonti di emissione di CO2:

  1. La deforestazione, che colpisce oltre quattro milioni di ettari di foreste e boschi ogni anno secondo i dati della FAO, provoca il rilascio nell’atmosfera di miliardi tonnellate di CO2;
  2. L’uso intensivo di fertilizzanti chimici è responsabile dell’emissione in atmosfera di ossido di azoto, un altro tipo di gas effetto serra in grado di catturare il calore;
  3. L’eccessiva dipendenza dal petrolio su cui si basa tutta la catena alimentare: elaborazione dei prodotti chimici utlizzati in agricoltura; funzionamento delle macchine impiegate nelle piantagioni; trasporto stradale, aereo e marittimo degli alimenti; produzione di plastica per gli imballaggi alimentari etc. etc.
Perdita di foresta tropicale primaria nel 2019: classifica dei primi dieci paesi. Fonte Global Forest Watch

Abitudini alimentari che favoriscono il cambiamento climatico

Il nostro stile di vita, inclusa la nostra dieta, ha un grande impatto sul cambiamento climatico e il nostro modo di fare la spesa può contribuire ad aumentare le emissioni di gas serra e la pressione sugli ecosistemi.

Quali sono le abitudini alimentari che incidono di più sul cambiamento climatico?

  1. comprare frutta e verdura fuori stagione: zucchine a dicembre, fragole a gennaio, broccoli a giugno e arance ad agosto;
  2. scegliere frutta, verdura e altri generi alimentari in vaschette e confezioni di plastica o alluminio;
  3. seguire le mode alimentari a base di alimenti esotici;
  4. comprare frutta e verdura kilometrica, proveniente da altri paesi o addirittura da altri continenti;
  5. preferire alimenti coltivati grazie all’uso di prodotti chimici;
  6. scegliere cibi ad elevata impronta ecologica;
  7. anteporre l’opzione della grande distribuzione alla filiera corta;
  8. mangiare carne più volte a settimana e proveniente da allevamenti intensivi ;
  9. favorire lo spreco alimentare;
  10. propendere spesso per alimenti ultra processati, quali cereali e merendine industriali, zuppe pronte, sottillette e formaggini o burger vegetali industriali.

Cambiare dieta per frenare il cambiamento climatico è possibile e possiamo iniziare fin da subito a mettere in pratica piccoli accorgimenti quotidiani utili per portare in tavola alimenti sani per la nostra salute e sostenibili per l’ambiente.

Frutta e verdure in confezioni di plastica
Plastica monouso inutile e abbondante per avvolgere frutta e verdura

Cosa puoi fare tu? Cambiare dieta per frenare il cambiamento climatico

Iniziare a prendere in considerazione la dimensione ambientale dell’alimentazione è il primo passo per impegnarci attivamente contro l’emergenza climatica.

La nostra dieta, le nostre abitudini alimentari e il nostro modo di fare la spesa possono fare la differenza quando parliamo di cambiamento climatico e di riscaldamento globale. Il potere di scegliere ogni giorno quale tipo di alimento portare a tavola si traduce nel potere di decidere se inclinare la bilancia dal lato della sostenibilità ambientale oppure da quello della devastazione degli ecosistemi.

Una dieta sana e sostenibile è quella attenta al profilo nutrizionale e all’impatto provocato sull’ambiente (e quindi sul cambiamento climatico) dalla produzione e dal consumo di cibo.

In tema di politiche alimentari, l’azione politica è imprescindibile, ma il consumo critico e consapevole da parte della popolazione è determinante, perchè, se la richiesta di alimenti sani e sostenibili aumenta, il mercato si dovrà adeguare.

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